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14/07/2021
I pericoli della “carità digitale”

Con il web e i social, le donazioni senza intermediazione sono sempre più diffuse. 

Se prima erano solo gli enti o le associazioni a fare da garanti e da intermediari tra i destinatari e i donatori sensibili alle buone cause, oggi invece è molto frequente imbattersi in campagne lanciate a titolo personale, da persone note o meno, a volte di dubbia affidabilità. 

Il tema è tornato alla ribalta con il caso di Malika Chalhy, una ragazza che qualche mese fa aveva suscitato la solidarietà popolare dopo essere stata mandata via di casa dalla famiglia per aver rivelato di essere lesbica. Dopo aver lanciato due raccolte fondi sulla piattaforma GoFundMe per far fronte alle spese di sostentamento e aver ricevuto 140mila euro, ha scatenato l’indignazione generale per l’utilizzo controverso dei fondi ricevuti ritraendosi alla guida di una macchina di valore.  

Il caso ha scatenato il dibattito anche tra chi gestisce di professione le campagne di raccolta fondi che teme un’ondata di sfiducia generalizzata verso le iniziative legittime di solidarietà. Sul banco degli imputati, secondo i professionisti del fundraising, sono le dinamiche della comunicazione di massa sui canali digitali che lascerebbero troppo spazio libero a chi non brilla in trasparenza.    

Ecco perché vale la pena ricapitolare alcuni consigli per continuare a donare in maniera più sicura e consapevole:

  1. Controllare che la donazione abbia un obiettivo chiaro a beneficio di una collettività;
     
  2. Verificare la reputazione di chi chiede fondi, singolo o organizzazione;
     
  3. In caso di campagne personali, lanciate anche da persone famose, accertarsi che si tratti di una causa sociale
     
  4. Per approfondire, in presenza di dubbi, prendere contatto diretto con il o i promotori della campagna per capire come monitorare i risultati e la destinazione dei fondi. Meno informazioni ci sono, meno affidabile è la campagna.